In America, nel corso di circa 150 anni, lo schiavo africano è venuto a continui compromessi con i modelli sociali e culturali dell’uomo bianco: compromessi a volte forzosi, a volte frutto di un processo di acculturazione passiva. Forse i cambiamenti più profondi nel modo di vivere dei primi afroamericani si sono verificati nella religione e nella musica; tuttavia anche qui non si trattava semplicemente di adottare convenzioni dell’uomo bianco, quanto più possibile di insinuarvi, fin dove possibile, elementi del substrato africano.
L’adattamento dello schiavo africano alla musica dell’uomo bianco è consistito proprio nel tradurre i tempi forti della sua musica polimetrica e poliritmica nella struttura europea monometrica e monoritmica, L’unico compromesso consentito al nero americano fu l’uso della sincope prima o dopo i tempi forti. Essa gli lasciava un residuo della sua passione per i ritmi e gli accenti sovrapposti e al tempo stesso gli consentiva di perpetuarla nel quadro delle strutture musicali dell’uomo bianco.
(Gunther Schuller)