“More Mambo Jambo, Chattanooga de Mambo, Mambo Numero Ocho, tutti questi formidabili numeri echeggiavano e imperversavano nel dorato, misterioso pomeriggio come i suoni che ci si aspetterebbe di sentire nell’ultimo giorno del mondo e la seconda venuta di Cristo. Le trombe erano così forti che io pensai si sarebbero potute sentire fin nel deserto, dal quale comunque le trombe traggono la loro origine. La batteria era eccezionale. Il ritmo del mambo è il ritmo della conga del Congo, il fiume dell’Africa e del mondo intero; è davvero il ritmo del mondo. Um-ta, ta-pu’puum-uum-ta, ta-pu -puum. Gli arpeggi del piano ci scrosciavano addosso dall’altoparlante. Le grida del direttore d’orchestra erano come gran singulti nell’aria. Le baffute finali di tromba che arrivavano con i “fortissimo” delle conga e del bongò, su quel meraviglioso indiavolato disco di Chattanooga, fecero per un attimo raggelare Dean finché si mise a tremare e a sudare; poi quando le trombe percossero l’aria sonnolenta coi loro echi assordanti, come in una caverna o in una cantina, i suoi occhi si fecero larghi e rotondi come se avesse visto il diavolo, e li chiuse stretti stretti. Io stesso ne ero scosso come una marionetta; sentii le trombe flagellare la luce che avevo visto e tremai fin nelle scarpe.”
(Jack Kerouac – Sulla Strada)

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