In relazione al modo di suonare la batteria, sin dal primo periodo del jazz, il fattore predominante è stato quello africano. I vari tamburi del set sono usati per intonazioni differenti, riflettendo in questo la provenienza dalle culture africane in cui l’intonazione modifica il significato nel linguaggio parlato e i tamburi accordati vengono usati per inviare messaggi o per “parlare” ai danzatori. Le mani e i piedi dei batteristi diventarono indipendenti le une dagli altri. Con queste variazioni tonali e con l’indipendenza dell’articolazione diventò possibile anche per una sola persona suonare poliritmicamente, cioè in diversi tempi contemporaneamente, rimpiazzando il gruppo percussivo di tre o quattro tamburi che si trova comunemente nella musica dell’Africa occidentale e centrale. John F. Szwed – antropologo