Ignacio Cervantes Kawanagh è stato il musicista cubano più importante del XIX secolo. È possibile che altri come Laureano Fuentes e Gaspar Villate lo abbiano superato in produzione musicale. Però nessuno ha raggiunto il suo livello in fatto di solidità, con un buon gusto innato e con eleganza di stile che si sono manifestate anche nelle sue opere minori. Perfino quando arrangiava una controdanza di altri, per soddisfare le richieste di un editore, le riempiva di finissimi tratti armonici che la nobilitavano. Ignacio Cervantes fu anche, non dobbiamo dimenticarlo, il primo compositore cubano che abbia diretto un’orchestra nel senso moderno della professione.

Nato all’Avana il 31 luglio del 1847, Ignacio Cervantes non incontrò ostacoli per seguire la sua vocazione artistica. Suo padre, un distinto dilettante, aveva un gran rispetto per la professione di musicista. Per quello, nel 1859, fu messo nelle mani di Espadero, il professore più caro e considerato dell’epoca, che lo mise a studiare le opere complete di Kalkbrenner, Cramer, Clementi, Moscheles, Henselt, Alkan e Dussek, prima di metterlo in contatto con le opere dei maestri classici e romantici. Espadero incluse nel repertorio d’insegnamento anche Thalberg e Gottschalk.

Come per istinto, Cervantes separò sempre l’eccelso dal mediocre, a giudicare dalle influenze che più decisamente lo impressionarono. Né in gioventù fu mai dominato dall’amore per il virtuosismo, tanto in voga in quei tempi.

Nel 1865, aveva 18 anni, fu inviato a Parigi a frequentare il Conservatorio imperiale. Dopo essersi perfezionato con Marmontel e Alkan, vinse un premio importante con il suo Quinto Concerto di Hertz. Nel 1868 gli vennero consegnati premi per armonia, ottenuti per lavori che sono ancora conservati e che rivelano una singolare sicurezza della mano. Tra le sue carte di studente si è anche trovata una magnifica Fuga e altre variazioni su vari temi che anticipavano, nella scrittura, le sue composizioni delle Danze. Cervantes durante la sua permanenza a Parigi condusse la sua vita di studente laborioso, come di uno che non vuole perdere il suo tempo. Aspirò al Premio di Roma però non fu ammesso al concorso per la sua condizione di straniero. Questo dimostra come il giovane cubano si sentisse sicuro di sé. Aveva conosciuto Rossini e Liszt lo stimava molto come pianista. Dopo un breve soggiorno a Madrid, Cervantes fece ritorno a Cuba. Era, dopo Raffelin, il primo compositore creolo che aveva respirato l’aria d’Europa. Il contrasto deve essere stato crudele, se si pensa che L’Avana cominciava allora a disfarsi della tirannia dell’opera e che i concerti seri di allora erano scarsi e con pochi mezzi di sostegno. Le sinfonie di Beethoven si suonavano con trascrizioni per piccoli gruppi, ovvero per piano a quattro mani. Il circolo degli esecutori era ridottissimo. Nonostante ciò, Cervantes non si perse d’animo. Dette recite in cui interpretò sonate di Beethoven, opere di Chopin, di Mendelssohn, di Liszt, nonché i Preludi e Fughe di Bach. Era un pianista ammirevole. In seguito gli capitò di essere rivale a Von Bulow, negli Stati Uniti, e di ricevere gli elogi di Paderewsky. Nei suoi ultimi anni di vita il suo vecchio maestro Espadero riconobbe, in distinte occasioni, che il suo discepolo, come pianista, era un “barbaro” nel senso più propriamente lodativo.

Nonostante la sua attività di musicista si moltiplicasse, tra lezioni private, suonate in chiesa e concerti, la sua situazione economica non doveva essere molto brillante a giudicare dall’appassionata lettera diretta a suo padre con la quale oltre a chiedere il permesso di sposarsi, lo supplicava di accoglierli, a lui e alla futura sposa, nella loro casa familiare, in quanto sarebbe stato impossibile per lui andare a vivere per conto proprio. A dicembre del 1872 ebbe luogo il matrimonio. La giovane sposa, Maria Amparo Sànchez Richeaux gli darà 14 figli, tanto che Cervantes diceva, scherzando, che aspirava a formare un’orchestra con la sua prole.

Però in quei giorni altre profonde preoccupazioni inquietavano l’animo del musicista. Dal 1868 i cubani lottavano per l’indipendenza. Mentre alcuni compositori di poca tempra si prostravano ai piedi delle autorità spagnole consegnando loro controdanze scritte a celebrazione della gloria della Spagna, Cervantes rimaneva muto. Nel 1875 fu chiamato urgentemente dal Capitano Generale, che si vantava di ammirarlo, per ammonirlo: “Ignacio Cervantes…abbiamo una certezza, il denaro che lei riscuote dai suoi concerti passa per le mani degli insorti. Si allontani prima che io sia costretto ad arrestarla. Dove vuole andare?”.  “Negli Stati Uniti” rispose il musicista, “è il paese più vicino a Cuba e lì potrò continuare a fare quello che facevo qui”. Stupefatto il Capitano Generale lo lasciò partire.

Cervantes visse quattro anni negli Stati Uniti, dando concerti. La sua situazione artistica ed economica era brillantissima quando nel 1879, ricevette la notizia dell’aggravamento delle condizioni della salute di suo padre. D’altra parte la guerra era terminata sfortunatamente con il Patto del Zanjón. Maceo aveva preferito l’esilio a una pace che non accettava. Gli spagnoli, per loro parte, erano ansiosi di dimenticare quella cruenta guerra che era durata dieci anni. Figlio unico, molto riconoscente a un padre che non era stato contrario alla sua carriera, Cervantes tornò a Cuba in tempo per vederlo morire. E vi rimase con tutta la sua famiglia, fino a quando, allo scoppiare di nuovo la guerra e per fuggire agli orrori del conflitto, decise di andare in Messico, dove fu ricevuto con grandissimi onori. Il presidente Porfirio Dìaz lo protesse generosamente, spronandolo a stabilirsi in quel paese. Però, nel 1900, finita la lotta di liberazione, in prossimità della proclamazione della repubblica, Cervantes, che aveva dimostrato di essere tanto cubano sia con la sua opera che nella sua vita, tornò in patria.

Ignacio Cervantes morì il 29 aprile del 1905, a causa di uno strano rammollimento dell’encefalo, con perforazione della scatola cranica, causato, al dire di alcuni medici, dalla rara abitudine di Cervantes di scrivere musica in piena notte nella quasi totale oscurità.

Cervantes era un musicista di formazione francese. Aveva poco a vedere con il 19° secolo spagnolo, pieno di compositori di musica leggera. Il suo mondo era la musica seria e le sue incursioni nella musica leggera erano davvero episodiche. La sua zarzuela, tipo di operetta, Los Saltimbanquis non fu mai eseguita. L’altra sua zarzuela El Submarino Peral era di fattura troppo prudente per diventare un successo popolare. Nell’epoca in cui i suoi contemporanei scrivevano brani pianistici di facile vendita, Cervantes componeva i valzer Hectograph e La Paloma concependoli già per orchestra. Valzer molto più vicini a Saint-Saens e ad Arensky che alla produzione musicale da ballo allora in voga. Lo Scherzo Capriccioso è una piccola opera maestra fine e di buon gusto. Composizione molto elaborata, lo Scherzo non dimostra gli anni in cui è stata composta, al contrario di tante partiture di quel secolo che possono essere ricordate solo per l’importanza avuta al momento dell’uscita e che oggi offrono un interesse più storico che musicale.   

La verità è che Ignacio Cervantes era particolarmente dotato di esprimersi con l’idioma, costumi e tradizioni del suo paese. Le sue celebri Danzas per pianoforte costituiscono la più autentica espressione del suo temperamento. L’opera nazionalista di Cervantes si allineava con la tradizione musicale già presente a Cuba, consolidata dalle opere di Manuel Saumell e da tanti piccoli autori di controdanze e di forme musicali provenienti dai maestri di fine 18° secolo e dagli autori di tonadillas. Se qualcosa ha preso Cervantes dal romanticismo, fu una certa aria alla Chopin che si manifesta in alcune danze. Grande interprete di Liszt, Cervantes adopera nell’uso del piano sempre una certa sobrietà, senza caricare troppo il pentagramma. Discepolo di Espadero, rinnega nella sua produzione l’effettismo pianistico al quale il suo maestro era così affezionato. Formatosi nella Parigi che rendeva tributo alla fantasia brillante, il musicista rifiuta l’arpeggio vertiginoso, il passaggio di bravura. Il suo tocco è sempre preciso, chiaro, nudo.   

Le Danzas di Cervantes si suonano ancora oggi e più di quando il compositore era in vita, al contrario delle musiche di Espadero che ormai giacciono nel dimenticatoio. Quelle pagine di musica, piene di commozione, ironiche, malinconiche, gioiose, tanto diverse tra loro, sono piccole meraviglie del buon gusto, di grazia, di garbo. Niente in loro suona falso o pomposo. Con il suo stile pulito e chiaro, le Danze costituiscono un piccolo mondo sonoro, ma per quanto piccolo, appartiene solo a Ignacio Cervantes. Arrivare a questo è, per un musicista del continente americano, un’impresa che merita considerazione. Da La Musica En Cuba, Alejo Carpentier

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