Lo studio approfondito del repertorio del jazz, formato da circa 300 brani, non è un grazioso, antiquato, passatempo ma uno strumento essenziale di sopravvivenza senza il quale il musicista di jazz rischia seriamente la disoccupazione.
Qualche decennio fa era molto difficile entrare in possesso di spartiti di musica jazz né era facile avere l’elenco dei brani da studiare. Poi vennero i “Fake Book“, collezioni clandestine di melodie di jazz che circolavano negli anni ’70, sostituiti poi dai “Real Book“, più precisi e corretti, per rimediare ai numerosi difetti dei “Fake Book”.
Conoscere i titoli dei pezzi che si dovevano studiare fu un grande passo avanti, avere poi lo spartito fu un lusso inaudito.