Per moltissimo tempo il popolo negro del Messico è stato un popolo invisibile, e la sua musica e cultura ha solo da poco iniziato a risvegliare un interesse reale e generale.
I neri si concentrano oggi nella regione di Veracruz, nel Golfo di Campeche e a Yanga; nella costa pacifica invece li incontriamo sparsi nella regione della Costa Chica.
I primi schiavi neri che arrivarono nella Nueva España furono portati dalla penisola iberica dai conquistatori Hernàn Cortés e Panfilo de Narvàez. Lavoravano per i coloni soprattutto in faccende domestiche.
A partire dal XVI secolo Bambara, Mandingo, Fulani, Senufo, Capoverdiani e Bantù furono portati a Veracruz per soddisfare le crescenti necessità dell’economia. Furono poi mandati a Città del Messico, Puebla, Guadalajara e Oaxaca per svolgere qualsiasi tipo di lavoro, soprattutto i più pesanti come lavorare nelle mine e tagliare e raccogliere la canna da zucchero.
Nel XVI secolo iniziarono anche le prime insurrezioni di schiavi, violentemente represse. Viene ricordato, per il suo valore, e a cui verrà intitolata una città, il “cimarron” Gaspar Yanga.
Da alcuni anni gli afromessicani lottano per conquistare maggiore visibilità ed eliminare i pregiudizi esistenti nei loro confronti, per i quali sono state organizzate alcune manifestazioni culturali, come il Carnevale della Negritudine di Yanga, il Festival della Cultura Afrodiscendente di Oaxaca e il Festival Afrocaraibico di Veracruz.