Sabato sera, 7 luglio, abbiamo potuto assistere all’unica data italiana degli Snarky Puppy, la band formata dal bassista e compositore Michael League nel 2003, iniziando come un gruppo di amici del college nel programma di studi di Jazz della University of North Texas. Da anni suonano nei migliori festival jazz del mondo e sono sbarcati anche a Roma, all’interno della programmazione del ROMA SUMMER FEST, all’Auditorium Parco della Musica.
Un auditorium che li ha accolti a braccia aperte e seguito la performance con partecipazione ed attenzione. Migliaia i giovani presenti ad applaudire quelli che sul palco hanno tutta l’aria di bravi ragazzi, pieni di good vibes, rispetto per i generi musicali che propongono ma anche assoluta voglia di dargli nuova vita ed energia, che non significa essere irriverenti (snarky). Groove e arrangiamenti che nascono dal jazz, funk, r’n’b, prog, rock ed elettronica, ma che la preparazione musicale e la spregiudicatezza della band rendono come genere proprio, forte e vitale. Gli Snarky si rivelano veri maestri e padroni della scena. Un sacco di cose, insomma, nella loro musica che i ragazzi che applaudivano devono conoscere molto bene. Altra nota di speranza. Non siamo solo gli italiani della musica che nasce e muore nei talent. C’è un’Italia che vuole Musica e la riconosce, riempiendo l’Auditorium.
Oggi gli Snarky Puppy sono un collettivo, indicato come “The Fam” nelle loro registrazioni e tour, con sede a Brooklin, e riunisce decine di musicisti che per gran parte dell’anno sono impegnati a lavorare come turnisti, accompagnando personaggi del calibro di Roy Hargrove, Marcus Miller, Kirk Franklin, Justin Timberlake e Snoop Dogg. L’idea è quella di riunirsi nel tempo libero in studio per registrare album con modestissime ambizioni commerciali ma immenso valore artistico e sforzo creativo. È così che pur considerandosi underground per molti aspetti, gli Snarky Puppy sono divenuti la band americana più acclamata degli ultimi anni. Lo dicono anche i successi e le vittorie nei Grammy Award. Nel 2014 vincono il loro primo Grammy Award per la Best R&B Performance; nel 2016 vincono nella sezione Best Contemporary Instrumental album con Culcha Vulcha, sezione già vinta nel 2015 con l’album Sylva.
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